venerdì 27 dicembre 2013

Il post(er) delle regole. Partecipate!!

38 mesi
Molti commenti ai post di questo blog riguardano i bambini e le regole. Mi è venuta perciò l'idea di lasciare uno spazio bianco per trascrivere le vostre regole. Sono volutamente vaga, sia sulle regole, sia sul vostre. Se desiderate condividere un po' di vita quotidiana, scrivetemi! Riempirò questo post con le frasi che mi invierete. Il post rimarrà sempre aperto, ma ai primi dell'anno mi permetterò anch'io un breve commento e l'interpretazione montessoriana, naturalmente.
Partecipate numerosi!!!





Regole a tavola
Si mangia fino a che si è sazi;                                                               Non si va a giocare finché non
non è obbligatorio finire                                                                        avete finito quel che c'è nel
quello che c'è nel piatto                                                                         piatto.
se non se ne ha voglia.                                                                          Un papà
Però non riempirsi il piatto troppo!
Erica


Non alzarsi da tavola se non te lo dice prima un adulto,
non mangiare dolci prima di andare a tavola,
lavarsi le mani prima di andare a tavola,
non far decidere il menù sempre ai bambini.
Anonimo

Regole con gli altri
Ringraziare quando si riceve un regalo,
salutare quando si entra o esce da un negozio,
Anonimo

Regole nel gioco
riordinare dopo aver giocato.
Anonimo



























giovedì 19 dicembre 2013

La normalizzazione

38 mesi
 
 
 Spesso, tra bambini e genitori, si invertono le parti.
I bambini, che sono degli osservatori finissimi,
hanno pietà dei loro genitori
e li assecondano per procurare loro una gioia.
Maria Montessori
 
 
 
L'obiettivo principale del metodo Montessori è la normalizzazione del bambino. Questo è uno dei punti di maggiore criticità del metodo, perché questo termine ambiguo ha sempre fatto pensare all'incasellamento delle abilità del bambino in uno schema precostituito che nega la spontaneità e blocca la creatività.
In realtà, la normalizzazione non riguarda questi aspetti puramente didattici o formativi, ma si riferisce alla sfera bio-psichica dell'individuo. Sembrano paroloni, ma invece è un'esperienza comune (soprattutto come genitori) quella di notare la fatica della vita quotidiana, perché ci sono bambini che tutti i giorni sono "troppo". Troppo inappetenti, troppo insonni, troppo piangenti, troppo pigri, troppo aggressivi, troppo timidi, troppo silenziosi, troppo loquaci, troppo in movimento.
Spesso si ricercano le cause di questi comportamenti eccessivi e a volte le si trovano, ma resta sempre il problema di come vivere meglio. A volte si ricorre a una disciplina più rigida, a volte invece si delega di più ad altri adulti la vita del proprio bambino, a volte si fa leva sulle routine per cercare, per esempio, di avere un migliore riposo notturno, alcune coppie vanno perfino in terapia. A tutti questi tentativi "salvafamiglie" Maria Montessori ha dato una risposta per le ore di scuola (che anche ai suoi tempi erano numerose, i bambini stavano a scuola anche tutto il pomeriggio) che producono come effetto, appunto, la normalizzazione del bambino.

 
Metto a disposizione questo testo che, oltre a fare perfettamente al caso nostro, è molto interessante per capire a fondo i vantaggi di un approccio globale qual è il metodo Montessori. Il brano è tratto da una pubblicazione di Vita dell'infanzia, la casa editrice dell'Opera Nazionale Montessori, reperibile su richiesta all'ONM stessa. Anche qui si evince la parola magica per la vita a casa: libera scelta e lavoro manuale. Buona lettura!
 
 
 
LA NORMALIZZAZIONE
 
"Maria Montessori, pur scusandosi di non aver saputo individuare un termine equivalente e meno ambiguo, ha sempre precisato che la normalizzazione non è un'azione correttiva e emendativa dell'adulto (come? con l'esempio, con le parole, con la punizione?). Essa è il 'ritorno' spontaneo del bambino alla espressione e sperimentazione delle sue forze positive e costruttive: è dunque, un processo di autonormalizzazione, di liberazione dei poteri sani da stati di coscienza e di comportamento che ne impediscono l'adattamento attivo.
 
La normalizzazione è la rinascita della normalità bio-psichica attraverso la quale il bambino riprende interesse, desiderio di lavoro, sforzo e soddisfazione nell'attività prescelta. Il suo io perde via via la paura, la pigrizia, l'aggressività, la timidezza, la fantasticheria, e conquista un nuovo orizzonte che lo orienta e lo guida. La libera scelta e il lavoro appropriato sono le 'medicine miracolose' che canalizzano lo spirito del bambino nella scoperta della sua più profonda natura: il fare e il saper fare, non imposti e giudicati dall'adulto, ma sperimentati nell'attività con le 'cose' in un ambiente sociale a sua volta non violento, non competitivo, né selettivo, né emarginante.
 
L'organizzazione educativa della scuola Montessori e le sue pratiche autoistruttive sono la risposta al bambino 'deviato', che si sta rifiutando alla vita del lavoro e della conoscenza. Questo aspetto dell'educazione montessoriana è stato sempre notato e riconosciuto come il tipico effetto di un intervento indiretto dell'ambiente che offre l'opportunità di 'autoriformare' le proprie tendenze di fuga, di opposizione, di abbandono, di capriccio. La guarigione del bambino è nelle sue stesse mani, nel senso della mano che riprende ad esplorare, a fare, a pensare, a conoscere".
 
 
 
[da Piano dell'Offerta Formativa. Il progetto educativo Montessori, a cura di Opera Nazionale Montessori, ed. Vita dell'infanzia, Roma 2003]
 
 
 
 


domenica 15 dicembre 2013

Solo per fiamma che brucia per fuoco

38 mesi
 
 
Quando qualcuno mi chiede che cosa si fa allo Spazio Montessori, di solito inizio una descrizione molto particolareggiata di tutte le attività che Sonia e Isabella con pazienza e creatività mettono a disposizione dei bambini. Immancabilmente, il mio interlocutore commenta: "Le stesse cose che fa mio figlio al nido barra all'asilo".
 
In realtà, quello che si fa in un asilo o in uno spazio di gioco montessoriano non differisce soltanto nelle attività che si fanno, perché è vero che molti spunti sono stati accolti anche nelle strutture tradizionali. Ormai in tutti i nidi i bambini fanno i travasi e in tutte le scuole d'infanzia ci sono i giochi di manipolazione dei materiali.
 
La vera diversità consiste nella gestione del tempo e dello spazio che sono di esclusiva competenza dei bambini, due aspetti sui quali, di solito, il controllo degli adulti è considerato essenziale. Sono gli adulti che controllano i tempi delle attività dei figli, a scuola e in famiglia, così come hanno il dominio sullo spazio che ha una certa organizzazione (d'arredo e di utilità) fissa.
 
Questo accade dappertutto e in tutte le situazioni di vita reale, sia che si sia genitori o insegnanti rigidi o flessibili, tanto è vero che solo nella cornice del "gioco libero" si concede di solito una certa autonomia su tempo e spazio.
 
 
Pensate perciò quale dovette essere la sorpresa dei genitori e degli insegnanti contemporanei a Maria Montessori nel vedere come, nel luogo più normato per eccellenza, la scuola, ella proponesse di affidare tempi e spazi fisici e mentali ai bambini, piccoli per di più.
Quella sorpresa si rinnova anche per noi che abbiamo affrontato l'apprendimento nei modi più tradizionali.
 
Vedere bambini che spostano tavoli e sedie, che si alzano e si siedono a piacimento, che arrotolano tappeti e che trasportano il cestino della spazzatura nel posto più comodo per se stessi ha dell'incredibile; per non parlare di chi si dedica per due ore alla stessa attività oppure, prima di sceglierne una, gironzola un po' qui, un po' lì, come alla ricerca di ispirazione. Oppure che... non fa niente del tutto, cioè si limita ad osservare gli altri o anche a non osservarli affatto!
 
Il punto-chiave è che ciascuno fa quello che si sente di fare in quel preciso momento, svincolato da ragionamenti di convenienza, di timore, di competizione, di pigrizia o anche semplicemente di adesione a un modello collettivo, cioè di imitazione dell'esempio altrui. In uno spazio ispirato al metodo montessori si agisce "solo per fiamma che brucia per fuoco", cioè per necessità interiore.
 
Lo racconta molto bene in versi Bruno Tognolini, autore contemporaneo che sta pubblicando le sue rime sul quotidiano La Stampa, dalle cui pagine online ho tratto questa poesia:

Fammi giocare solo per gioco
Senza nient’altro, solo per poco
Senza capire, senza imparare
Senza bisogno di socializzare
Solo un bambino con altri bambini
Senza gli adulti sempre vicini 
Senza progetto, senza giudizio
Con una fine ma senza l’inizio
Con una coda ma senza la testa
Solo per finta, solo per festa
Solo per fiamma che brucia per fuoco
Fammi giocare per gioco.
 

 
 
 
 
 

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